PERCHÉ ANDIAMO ALL'ADORAZIONE?
PERCHÉ ANDIAMO ALL'ORAZIONE?
Senza dubbio per rendere a Dio i nostri omaggi di adorazione, di sacrificio e di amore. In breve, con l'intenzione di darci tutte a Gesù Cristo, nel desiderio che abbiamo di essere rivestite del suo Spirito e di diventare una sola cosa con lui.
Ora, per raggiungere il fine dell'orazione, bisogna che l'anima patisca grandi e aspri sacrifici. Bisogna che accetti di essere spogliata dalle sue abitudini e privata di tanti sostegni. In una parola, bisogna che subisca quasi un rovesciamento e poi sia tutta rinnovata. È il motivo per cui tante anime soffrono nel'orazione, a volte aridità, a volte disgusti, tenebre e mille altre pene che noi sentiamo e che ci insegnano che in queste sofferenze Dio distrugge il nostro amor proprio e stabilisce segretamente il suo regno. Ma bisogna che l'anima si abbandoni alla sofferenza e si sottometta umilmente fra le mani di nostro Signore per essere vittima del suo beneplacito.
Vi ho detto una volta che dobbiamo fare sulla terra quel che i beati fanno nel cielo. Essi guardano Dio in pura contemplazione e sono consumati nel suo amore. Noi dobbiamo avere una vista attuale di Dio nella fede e tendere sempre al suo amore. Ora, il perfetto amore non consiste nell'essere commossi nei sensi, ma consiste in una conformità totale. Resa perfetta, la fede realizza l'unione attuale di amore con Dio, come per i beati, unione che noi possiamo mantenere anche nelle azioni e nel trambusto dei nostri doveri, facendo tutte le cose per amore e sottomissione a Dio.
C'è molta differenza fra meditazione e orazione. La meditazione è uno studio devoto, nel quale si apprendono i misteri e le verità cristiane; l'orazione li assapora, li gusta e si riempie della grazia che contengono. La prima contempla e considera la bellezza di Dio o le sue grandezze; l'altra lo adora, lo ama e si unisce a lui. La prima è complicata da molte considerazioni, argomenti, discorsi; l'altra è più pura, più semplice e porta maggiormente a unirsi a Dio. Nella prima l'intelletto umano ha di che occuparsi: la luce, i gusti, i ragionamenti nutrono l'intelletto e spesso il nostro amor proprio. Nell'altra noi siamo immolati e la nostra attività è ridotta al niente, o per lo meno è maggiormente purificata e semplificata. In quella ci appoggiamo sul nostro lavoro; in questa riceviamo l'azione divina, aprendoci con molta semplicità, in spirito di abbandono e di consenso amoroso. Nella prima è l'intelletto che agisce; nella seconda è Dio che conduce.
E se un'anima ha solo un po' di coraggio per perseverare nell'orazione, benché si senta piena di ogni sorta di miserie, sono sicura che nostro Signore l'aiuterà e l'introdurrà nella santa unione. Ma occorre molta costanza, poiché il demonio e la natura sono nemici dell'orazione, e fanno il possibile per distoglierne l'anima. Siate perseverante, figlia mia, non patirete sempre così dure lotte, ma dovete passarne ancora. Abbiate molto coraggio; tutto è per la gloria del vostro divin maestro e per l'edificazione del suo regno in voi. Io lo supplico di sostenervi e di unirci perfettamente a lui per sempre.
Un grande segreto per fare molto progresso nell'orazione è il sapere ben custodire il silenzio alla presenza di nostro Signore. Col silenzio ci si annienta davanti a questa adorabile maestà, ed è nel silenzio profondo che Dio si fa intendere in modo mirabile.
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